Serie C, Ghirelli: “Squadre B? I club di A non hanno giovani italiani per costituirle”

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Conclusa con la promozione del Palermo la stagione 2021/2022 della Serie C, il numero uno della terza serie del calcio italiano Francesco Ghirelli
ha indetto una conferenza stampa per fare un bilancio del campionato
appena concluso e dare un primo sguardo al torneo che verrà. Si parte.
“Siamo qui per fare il punto della situazione a cavallo fra la vecchia e
la nuova stagione. Il campionato appena concluso è stato molto
importante e lo dimostrano anche i dati che abbiamo raccolto. Le due
finali fra Padova e Palermo hanno fatto registrare il tutto esaurito in
entrambi gli stadi. In generale la media spettatori nei playoff è stata
ben più alta di quella nella stagione regolare a riprova della bontà
della formula del nostro campionato. E’ a tutti gli effetti una formula
vincente e che ha un’attrattività incredibile.

Sul piano televisivo poi abbiamo lavorato molto non solo in Italia, ma
anche nel resto del Mondo. ElevenSport ha avuto una media di spettatori
+72% nei playoff rispetto alla stagione regolare. In più abbiamo avuto
una diretta televisiva sulla Rai per la prima volta nella storia della
Serie C. Lo share è arrivato al 9,3% superando il milione di spettatori:
è stata la gara più vista della storia della Serie C. A questo, infine,
aggiungiamo SkySport e Rai Italia che ha veicolata la gara in giro per
tutto il mondo. La struttura della Lega Pro ha fatto un lavoro molto
importante che ha consentito una capacità di attrazione molto alta. E’
stata una prova di forza della Lega Pro. Il fronte social, quello degli
Sports e la distribuzione degli NFT della Lega Pro completano poi il
quadro di quella che è stata la stagione appena conclusa.

Questo poi è stato il playoff della sperimentazione del VAR e direi che è
stata molto buona, al di là della discussione legata ai fatti fra
Padova e Catanzaro. In generale il risultato è stato molto positivo.

Sulla formula dei playoff apre alla riflessione sulla formula del
campionato che non attrae più. Mentre i playoff hanno un rendimento
molto diverso, soprattutto nei confronti dei giovani. Questo ci porta ad
una riflessione sulla formula che deve essere rinnovata. Si parla di
strutture e difficoltà economiche, ma la riflessione sulla formula del
torneo. Dobbiamo ragionare con l’ottica dell’evento. Dobbiamo
salvaguardare l’identità del nostro calcio e, al tempo stesso,
introdurre il concetto dell’evento. In modo tale che sia possibile
catturare l’attenzione dei giovani con un prodotto che sappia
emozionarli.

Sul fronte degli stadi dobbiamo continuare a lavorare per il
rinnovamento di questo luoghi che sono e devono essere sempre più
centrali. Una centralità che è rappresentata anche dallo sviluppo e
dall’impiego dei giovani calciatori che è raddoppiata rispetto al
passato”.

Spazio alle domande.

Quali sono le idee sulla nuova formula del torneo?
“I playoff sono il punto di riferimento, mentre il campionato classico è
la nostra radice. Dobbiamo aprire questo nuovo capitolo fruttando anche
le imprenditorialità straniere che oramai sono parte integrante della
nostra realtà. Siamo alla fase iniziale di questo percorso, durante la
quale dobbiamo delineare il recinto delle nostre idee che ci porterà a
rinnovare. Al tavolo ovviamente vogliamo che sia presente anche la FIGC e
il presidente Gabriele Gravina. Esempi? Ci sono quegli degli USA o
dell’America latina”.

Qual è l’interazione con le leghe superiori?
“Dobbiamo sicuramente lavorare di sistema. La Cremonese è arrivata in
Serie A con una delle rose più giovani del campionato cadetto e molti
dei calciatori in squadra erano crescite nel nostro campionato. Questo è
l’esempio di come la Serie C sia il via della filiera di costruzione
delle squadre nel calcio di oggi”.

La lite FIGC-Serie A sull’indice di liquidità?
“Siamo un paese bizzarro. Discutono per un indice a 0,5 quando noi siamo
a 0,7 ma riusciamo ad andare avanti. Senza barricate. Vuol dire che le
iniziative prese in questi anni hanno funzionato. Il sistema delle
fideiussioni dimostra che da garanzie e solidità maggiore rispetto al
passato a tutto il sistema”.

Sulla scomparsa del Catania.
“Con le norme pre pandemia probabilmente non si sarebbe potuto iscrivere
al campionato. Parlare di campionato regolare solo se si finisce la
stagione con 60 squadre è una scemenza. La regolarità del campionato si
basa sul rispetto delle regole. Se non paghi i calciatori vai fuori dal
campionato. Questo è un esempio di campionato regolare. Continuare fino
alla fine con 60 società ma in difficoltà non è una regolarità vera.
Sulla strada della regolarità va anche la riammissione, istituto che
permette alle società virtuose che retrocedono di tornare in Lega Pro il
prossimo anno”.

Limitazioni ai prestiti da parte della FIFA assist perfetto per le seconde squadre, ma non ne arrivano altre. Perché?
“Noi abbiamo istituito lo stesso regolamento anni prima proprio con
l’idea che le società non lavorino più per terze società. Le seconde
squadre, invece, hanno subito l’equivoco delle multiproprietà che al
momento della nascita erano ancora possibili. La difficoltà per le
società di Serie A hanno il problema di un minutaglie superiore all’80%
da calciatori stranieri. Per fare le seconde squadre servono calciatori
italiani. Noi siamo pronti a discutere sulle seconde squadre ma serve un
ragionamento complessivo, che riguarda anche la Coppa Italia, le
risorse e tutto il resto”.

Fra le ipotesi di riforma esiste anche una che suddivise le squadre per bacino e/o possibilità economiche?
“Credo che il bello della Serie C sia anche il fatto che realtà come
quella del Monterosi, paese di 4mila abitanti in provincia di Viterbo,
possa scendere sul campo del San Nicola di Bari com’è accaduto in questo
campionato. Questo è un sogno che diventa realtà. Come sarà,
probabilmente, quello del neo promosso Gelbison che si affaccerà il
prossimo anno per la prima volta al nostro mondo. Ripeto, dobbiamo
rinnovarci mantenendo vive le nostre radici”.

Redazione

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Fonte della notizia: TMW

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